Ottobre 2018 – Come Fermare il Tempo

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“Pensate a un uomo che dimostra quarant’anni, ma in realtà ne ha più di quattrocento…”

Non stiamo parlando di un vampiro, bensì di un uomo che soffre di una particolare disfunzione, chiamata qui “anageria”.

Nato il 3 marzo del 1581 in uno château francese, lo ritroviamo ai nostri giorni insegnante di Storia in una scuola superiore di Londra. È questa l’interessante premessa di “Come Fermare il Tempo”, il nuovo romanzo di Matt Haig, i cui diritti sono già stati acquisiti per farne un film con l’attore Benedict Cumberbatch. La traduzione italiana è stata di recente pubblicata da Edizioni e/o.

Tom Hazard ha quattrocentotrentasei anni e durante la sua lunga e travagliata esistenza ha dovuto spesso cambiare identità e stile di vita, viaggiando in lungo e in largo senza mettere mai davvero radici: da principio per proteggere sé stesso e i suoi cari in un mondo condannato dalla superstizione, in seguito per celarsi agli scienziati e ai medici, per paura di divenire una cavia da laboratorio. Ma se c’è un posto che può davvero chiamare casa, che gli suscita ricordi felici e altri molto dolorosi, quello è Londra, la città che lo ha visto crescere, cambiare e amare più di ogni altro luogo al mondo… È lì che torna, dopo tantissimi anni, nella speranza di una vita migliore.

Mentre percorro il paio di chilometri che mi separano da Chapel Street (una sequela di centri scommesse, marciapiedi, fermate dell’autobus, pali della luce in cemento e graffiti poco convinti), sono quasi in trance. Le strade mi sembrano troppo ampie. (…) All’angolo, dove ricordavo una chiesetta abbandonata e una guardia, ora c’è un Kentucky Fried Chicken.

Matt Haig, che già aveva parlato del concetto di spazio nel libro “Gli Umani”, ci trasporta dunque in un viaggio tra le pieghe del tempo, abilissimo nel farci assaggiare la realtà di secoli così lontani da noi attraverso l’uso di sapienti dettagli, impiegando tutti e cinque i sensi, e altrettanto abile nel rendere credibile il suo protagonista, senza mai scadere in comodi cliché. Scopriamo che Tom si guadagna da vivere come talentuoso musicista, suonando il liuto ai tempi di Shakespeare e del Globe e il pianoforte nell’Età del Jazz, ma è anche una persona che non teme di sporcarsi le mani e che farebbe di tutto per ritrovare la figlia a lungo perduta… Proprio per raggiungere il suo obbiettivo e proteggere la sua vera identità, Tom accetta di stare alle dipendenze di una società segreta che mette insieme persone affette dalla sua stessa disfunzione, obbligandosi in mille esistenze di facciata e costringendosi a regole rigidissime, una su tutte: non innamorarsi mai. Perseguitato dal passato nella forma di incubi, visioni e atroci mal di testa, Tom fa di tutto per vivere nel modo più normale possibile, insegnando ai suoi studenti che la Storia è materia viva e li circonda ovunque essi decidano di volgere lo sguardo. Seguiamo il protagonista in un alternarsi di vicende presenti e passate; capitoli brevi e scorrevoli si susseguono svelando di volta in volta un pezzo del misterioso puzzle che è la sua vita. A volte si ha l’impressione che l’intero palco, così sapientemente costruito dall’autore, sia il mero pretesto per discorrere di TEMPO, in tutte le sue accezioni legate alla condizione umana. E pure il romanzo sa regalare momenti di puro intrattenimento, orchestrando incontri con personaggi inventati e altri noti della Storia e della Letteratura: in particolare, il lettore più attento e curioso non potrà fare a meno di sorridere incappando in un dialogo tra il protagonista e… un famoso autore americano residente a Parigi nel 1928.

Questo romanzo rifiuta di lasciarsi incastrare in un solo genere letterario, intessendo tra le sue pagine un’intensa storia d’amore, un curioso saggio di storia, musica e letteratura, una serie di racconti d’avventura e di viaggi incredibili. La conclusione è allo stesso tempo attesa e inaspettata e anche se ha richiesto il trascorrere di secoli per il suo raggiungimento si risolve in scene forse troppo affrettate e convulse. Resta, in ogni caso, il finale di una lettura piacevolissima che sa davvero fermare il tempo!

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Puoi leggere questa recensione nel n.70 di “La Salamandra” – rivista interscolastica e universitaria di Treviso.

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