
“Afrofuturismo” è un recente vocabolo della letteratura fantascientifica che vale la pena esplorare, perché dopo le vette raggiunte in passato da Asimov, Bradbury, Clarke, Dick ed Henlein, inietta questo genere di nuova linfa vitale e di nuove interessanti prospettive, esattamente come sta facendo la “generazione Balinghou” in Cina. Nnedi Okorafor, scrittrice americana figlia di emigrati nigeriani, vincitrice di prestigiosi premi letterari, tra cui un Hugo e un Nebula per “Binti” e un World Fantasy Award per l’immaginifico e potente “Chi Teme la Morte”, è esponente di spicco dell’afrofuturismo con autrici quali Octavia Butler e Nora K. Jemisin: insieme spingono le nuove generazioni a immaginare scenari diversi dalla visione occidentale e patriarcale, unendo tecnologia all’avanguardia ed esplorazioni spaziali con la magia, i rituali e il misticismo africani, e creando così un arazzo affascinante quanto sorprendente.

Con il romanzo Laguna, pubblicato in originale nel 2014 ed edito in Italia da Zona 42 nel 2017, Nnedi Okorafor ha dato forma e voce alla viscerale reazione scaturitale dalla visione del film District 9, che per quanto ben concepito è pur colpevole di aver annullato il multiculturalismo nigeriano, ritraendo un’intera popolazione solo attraverso offensivi stereotipi caricaturali. Laguna nasce per essere una sceneggiatura e questo imprinting rimane visibile nello stile asciutto e nella struttura sperimentale del romanzo: frasi brevissime staccate da punti fermi, capitoli altrettanto brevi (non più di tre pagine), e una pluralità di punti di vista e di linguaggi che ampliano il senso della storia, come cerchi concentrici sull’acqua. Così il lettore percepisce la scena guidato di volta in volta dai sensi di un pesce spada, dalle parole feroci di un padre spirituale, dal sonar di un pipistrello, dallo spirito di una strada sanguinosa, la Collezionista di Ossa, o da Udide Okwanka, il ragno artista “cugino” del più noto Anansi; altresì può imbattersi in nomi derivati dall’igbo, dallo yoruba o dal pidgin: l’uso a volte forzato, innaturale e ripetitivo di alcuni intercalari, a detta di lettori nigeriani, è a suo modo un altro fondamentale spunto di riflessione sul rispetto della varietà linguistica africana. Protagonista e madre di tutti questi punti di vista è Lagos (nome portoghese per “laguna”), città nigeriana: la più grande in Africa e la terza al mondo per popolazione. Il suo oceano e le sue strade subiscono un’invasione aliena che non si propone di portare distruzione, se non quella auto inflitta dagli abitanti stessi, ma cambiamento e progresso. Nel primo atto della storia, “Benvenuti” assistiamo dunque alla venuta degli alieni e al rapimento di tre individui a Bar Beach, il soldato Agu, la biologa marina Adaora e il famoso rapper ghaniano Anthony, che vengono sommersi dalle acque dell’oceano, portati al cospetto degli alieni “Anziani”* e poi risputati fuori. Fin dall’inizio capiamo che questi tre personaggi possiedono abilità speciali, ma non è chiaro da dove provengano, percepiamo solo che saranno importanti agenti di connessione e comprensione tra gli alieni e la popolazione nativa. Le loro tribolazioni personali si intrecciano e i loro destini ruotano intorno alla figura di Ayodele, ambasciatrice capace di mutare forma e controllare la tecnologia umana. Ayodele è curiosa, empatica e gentile quanto può essere estrema nelle sue risoluzioni e nei suoi giudizi. Tutti vorrebbero approfittare di lei per far valere le proprie istanze: c’è chi cerca di arricchirsi, chi vorrebbe utilizzarla come bandiera spirituale o sociale e chi la vede come pericoloso demonio, una strega marina da distruggere. Le principali tematiche toccate dalle 302 pagine di “Laguna” riguardano la protezione dell’ambiente, i diritti umani, la valorizzazione delle diversità culturali e delle tradizioni, la spiritualità libera da fanatismi e superstizioni, il superamento della corruzione e dell’ignoranza in favore di razionalità ed educazione diffuse. Tematiche che riguardano la Nigeria ma che, come il finale aperto della storia fa comprendere, si estendono a tutto il mondo e ci portano a riflettere sul futuro delle nostre comunità e del nostro pianeta, e su quanto siamo responsabili dei cambiamenti che ci attendono. Finalista del Premio BFSA (British Science Fiction Association), è la perfetta introduzione all’interessante opera di Nnedi Okorafor.

*nota1: non ho potuto fare a meno di pensare agli "Anziani" di Straniero in Terra Straniera e al loro ruolo nella storia.