titolo : ORO
autore : Marcel A. Marcel
ed : UP, La Feltrinelli, 2006
267 pagine
Sullo sfondo di una cittadina polacca si muovono i personaggi di Oro, romanzo vincitore dell’IBBY Literary Prize for the Best Novel for Young nel 2012, la cui traduzione giunge a noi un po’ tardiva, nell’ottobre del 2016 tra i volumi della collana UP della Feltrinelli.
Protagonista Lena, tredici anni, che ormai considera “casa” l’orfanotrofio e che proprio non vorrebbe essere adottata …per l’ennesima volta. Sa già che finirà male, che presto la riporteranno indietro. Proprio per questo Lena segue delle regole di comportamento ben precise, atte a non farla cedere, a non farla affezionare alla nuova famiglia. Non ha senso, pensa : più profondamente li amerà, più farà male dopo, quando si saranno stufati delle sue follie. Il libro si apre proprio sulla scena dell’adozione di Lena, chiusa in un mutismo senza speranze. I suoi nuovi genitori sono Wanda e Roman : lei spumeggiante e spontanea come un fuoco d’artificio, lui calmo e comprensivo, entrambi pieni di amore da offrire. Nonostante siano stati avvisati dalla premurosa direttrice, non sono affatto spaventati da questa bambina, accusata in passato di essere addirittura posseduta dal demonio, di essere responsabile della morte di uno dei suoi padri e di sentire “voci” : Lena non è che il sesto arrivo in famiglia, e come presto avrà modo di scoprire, nemmeno i suoi fratelli e sorelle sono tanto “normali”. C’è sua sorella Pepe, iperattiva con una certa abilità nel rompere quel che tocca; Okkio, tenero, curioso bambino con un amore viscerale per gli animali e una tendenza a far confusione con le parole; Piuma, dolce e matura, un’ adolescente alle prese con lo sviluppo e i primi amori, in un corpo che desidererebbe più magro; Arnold, supersportivo che ogni tanto, colto da profonda disperazione si chiude in camera per giorni; e Memory, geniale savant che ricorda ogni cosa, ma non riesce a imprimere alla sua voce alcuna emozione. Questo incredibile, variopinto affresco familiare è tenuto assieme da Arnold e Wanda, amorevoli, coscienziosi genitori, in grado di capire ciascuno di loro, ma non per questo privi di incertezze, dubbi e paure. Sono esseri umani meravigliosi nelle loro imperfezioni.
Lena è caratterizzata da una solitudine ricercata, da un misero guardaroba tutto nero, da una forzata e per certi versi impossibile apatia. Soffocando il sorriso, limita la sua partecipazione alla vita di famiglia alle incombenze di tutti i giorni e così pensa di scamparla. Ma lentamente, contro la sua volontà e grazie alla caparbietà dei suoi familiari, nonché alla comparsa di un ragazzo invisibile che a quanto pare vive nel suo armadio e si chiama Oro, Lena torna pian piano ad aprirsi al mondo e il mondo comincia a sgretolare le sue difese …
Impossibile non notare una splendida metafora nella figura della strana macchina che Roman nel suo tempo libero costruisce in cantina : un assemblaggio pazzesco, senza chiara definizione d’intenti se non quella di dar nuova vita ad oggetti usati e poi abbandonati, un’opera d’arte in cui ogni meccanismo sostiene l’altro. Proprio come avviene nella famiglia raccontata in questa storia.
Trovandosi in un guazzabuglio di situazioni tragicomiche, Lena muove i primi passi nella casa “infestata”. Oro, la sua controparte invisibile, a volte la pedina, a volte va a zonzo per i fatti suoi, a origliare pensieri e conversazioni altrui : è il suo riflesso e in un certo senso il suo opposto : rappresenta tutto ciò che Lena potrebbe essere e vorrebbe fare, se solo ne avesse il coraggio. Oro la spinge ad agire, a farsi sentire, a intervenire. Oro è lei stessa, anche quando fa il broncio, deluso dal suo atteggiamento schivo, anche quando la rimprovera per non aver aiutato una sua compagna di classe. La provoca, la deride, la punzecchia. La aiuta, la conforta, la diverte. E quando Lena finalmente rompe il suo guscio, si guarda attorno e comincia a sorridere davvero, accade l’inevitabile …
“Lena cerca invano il proprio riflesso negli occhi di Oro. Ci si può riflettere in uno specchio. Ma Oro non è uno specchio. È lei. A Lena non è mai sembrato più evidente. Sorride, anche se ha gli occhi pieni di lacrime.”
ORO è una storia commovente, tenera e allo stesso tempo dura; realistica, ma che non rinuncia a un pizzico di magia. Marcel A. Marcel, pseudonimo di due scrittrici talentuose, affronta diversi temi importanti : il mondo degli orfani e delle adozioni, il concetto di famiglia, il bullismo e la violenza domestica, la malattia; esamina le cause dolorose che spesso si celano dietro un comportamento aggressivo e violento, dietro il rifiuto alla socializzazione, dietro alle nostre paure, siamo noi bambini o adulti : ci parla senza peli sulla lingua, con schiettezza e sincerità; mette a confronto famiglie, sistemi educativi, personalità opposte. Fa luce su situazioni difficili ed episodi traumatici, e lo fa senza pretese, se non quella di dar voce a ciascuno, dal bambino di cinque anni, all’ adolescente incasinato, al padre di famiglia. L’inserimento di Oro in questo quadro è qualcosa di geniale, la conclusione spiazzante. L’amarezza viene digerita e a fine lettura in bocca resta solo il sapore leggero e dolce della tenerezza, l’impronta di qualcosa di buono.
Questa recensione è disponibile nella rivista scolastica La Salamandra, 64