Luglio 2013 – Il Grido della Pantera ; War Horse

Recensioni del mese di luglio 2013 :

Il Grido della Pantera

autore : Adam Armstrong (pseudonimo, vero nome Jeff Gulvin)
anno di pubblicazione : 2001
casa editrice : Rizzoli
trama : Stati Uniti, 1969. Avvertita da una strana premonizione, la piccola Imogen Munro scopre durante una gita il corpo senza vita del fratello Ewan. Insieme a lei c’è Connla McAdam, il migliore amico di Ewan, che assiste agli eventi impietrito. Trent’anni dopo, trasferitasi nella natia Scozia, Imogen porta ancora dentro il peso di quella tragedia. Pittrice solitaria, cerca di placare l’antico dolore immergendosi nello splendido paesaggio che la circonda. Anche Connla, cha fa il fotografo e insegna zoologia, cattura al pari di Imogen i segreti della natura: sulla pellicola come Imogen fa sulla tela. E’ reduce da un matrimonio fallito e vive in solitudine. I due non sanno che trent’anni dopo la morte di Ewan, i loro destini stanno per di nuovo per intrecciarsi.

Lettura piacevole, questa, che di certo mi ha intrappolata tra le sue pagine in attesa di sapere se i protagonisti che conducono il gioco sarebbero riusciti a districare i fili che per più di trentanni li avevano tenuti separati; in attesa di scoprire se davvero in Scozia c’era una pantera… Tiene con fiato sospeso, per un po’, ma si inceppa nel finale. Almeno per quanto riguarda me, posso dire che non mi ha del tutto convinta, sono rimasta un po’ perplessa e delusa. Ma la descrizione degli ambienti, il respiro del Wyoming e della Scozia, lo sguardo e l’odore degli animali sono tutte incredibili sensazioni che da queste pagine riescono a trapelare : mi sono rimaste sottopelle … o sopra, come il velo di sudore in questi afosi giorni estivi.

Lo stile mi piace ma non mi affascina, a volte l’autore si affossa in sgradevoli ripetizioni, o si dilunga in spiegazioni che nel paragrafo in questione ci stanno come le uova nella colazione italiana. Piccoli difetti che infastidiscono un lettore criticone ed esigente come me, ma che non mi hanno inacidita al punto da chiudere il libro. Nel complesso, una lettura godibile, con interessanti spunti di riflessione.

Se vi piace Nicholas Evans allora forse vi lascerete coinvolgere anche da Adam Armstrong !

War Horse

 autore : Michael Molpurgo
anno di pubblicazione : 1982  
casa editrice : 2011, Rizzoli  
note : da questo libro la trasposizione cinematografica omonima diretta da Steven Spielberg nel 2011
trama : Albert e Joey sono cresciuti insieme; poi la guerra li separa. Albert, ancora troppo giovane per fare il soldato, è costretto a lasciar partire il suo Joey, venduto alla cavalleria inglese. Giunto in Francia, Joey combatte al fianco degli inglesi, e poi, caduto nelle mani del nemico, si trova a servire i soldati tedeschi, sempre con grande coraggio e generosità. Ma la determinazione che nasce dall’amore non ha confini, e non appena Albert ha l’età per arruolarsi parte a sua volta per il fronte, deciso a ritrovare il suo amato cavallo e a riportarlo a casa.  
edito dopo l'uscita del film

edito dopo l’uscita del film

Durante la prima guerra mondiale oltre un milione di cavalli inglesi partirono per il fronte. Poco più di sessantamila fecero ritorno in patria. Joey era uno di loro.    

 
Lettura scorrevolissima e veloce, “sentimentale ma priva di sentimentalismi” come giustamente affermato da John Boyne (autore de Il Bambino con il Pigiama a Righe); War Horse evoca la tragedia della guerra attraverso gli occhi di uomini e cavalli, narrando la  forza incredibile di un’amicizia  come quella tra Joey e Albert, destinata a sopravvivere e a dar loro lo spirito di sopravvivere: essa si innesta nel panorama di bombe, trincee e gas, insieme alle domande senza risposta di tanti uomini mandati a morire con i loro cavalli (per una causa che nemmeno li riguardava). Dal libro traspare il forte amore del ragazzo per il cavallo e del cavallo per quel ragazzo, insieme all’epicità delle loro azioni fuori dal comune. Albert che si arruola giovane pur di ritrovare Joey. E Joey che attraversa l’inferno e ritorno, in un’epoca che sta ormai inchinandosi al cannone dopo aver deposto l’onore della spada e della lancia. Si avverte la malinconia ed il rammarico di quei soldati ancora legati alla vecchia cavalleria, l’insensibilità di quelli ormai abituati allo scoppio violento dell’artiglieria. La narrazione procede veloce e senza inciampi, forse meritava anche qualcosa di più di 177 pagine, eppure qualcosa mi dice che il vestito di romanzo breve è quello che più gli s’addice.
Come lettore inizialmente non ero molto convinta del p.o.v. del cavallo, ma più la storia proseguiva, più l’odore di fieno e cenere e il battere degli zoccoli sul terreno fangoso diventavano reali nella mia testa, più quel punto di vista limpido e profondo diventava il compagno perfetto per questo viaggio tra due eserciti nemici.
La bellezza del libro sta anche nel fatto di non prendere posizione, nonostante l’autore sia inglese. Egli partecipa dell’amore e del dolore, e delle gioie di tutti, siano essi inglesi, tedeschi, o francesi. Una delle scene più significative in questo senso è quella in cui un piccolo soldato gallese ed un ”Jerry” tedesco dai capelli ormai bianchi, si contendono Joey nella Terra di Nessuno. Nel modo più civile possibile, con qualche battuta e un semplice lancio testa croce per risolvere la questione, essi conservano l’onore evitando spargimenti di sangue. E si chiedono perché le persone a capo dei governi che li  hanno mandati lì a morire e ad uccidere non possano fare lo stesso.
Da parte mia, posso dire che ho pianto, pianto e stra-pianto. Una storia meravigliosa, con un bel finale. Mi è rimasta nel cuore.

 

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