Un uomo solo
Titolo : Un uomo solo / A single Man
Autore : Christopher Isherwood
anno pubblicazione : prima ed. 1964, ristampa del 2010
casa editrice : Adelphi
pagine : 148
note : da questo libro il film A SINGLE MAN di TOM FORD, anno 2008. Con Colin Firth, Julianne Moore, Nicholas Hoult.
La solitudine è il tema con la T, il demiurgo di questa storia. La voce narrante, a tratti graffiante, serafica e sicura nel suo modo di percepire il mondo, ci trascina indolente lungo l’arco di tempo di una breve ma intensa giornata, così come indolente si trascina il corpo del protagonista. George ci appare stanco, ma accanto ai segni visibili, fisici e mentali della sua decadenza, c’è spazio per una strenua linfa vitale : ancora giovane, ancora desiderosa di comunanza e contatto, ancora bisognosa di uno specchio, che sia quello di vetro della palestra in cui si allena, o quello di due paia d’occhi su cui riflettere un’immagine curata, attentamente preparata. L’immagine di un professore brillante, di un uomo ancora pieno di fascino. Il dolore e il cinismo si fanno strada, ondeggiano nella sua solitudine, spezzata solo a tratti da gioie materiali e passeggere. La mancanza di Lui si fa sentire sin dalle prime pagine attraverso dettagli così piccoli e innocenti da risultarci GRANDI. George ci parla con una schiettezza ed una delicatezza che mi ha profondamente colpito. La sua voce mi ha conquistato, facendomi amare il suo essere scoperto, nudo con tutte le sue debolezze, nudo nella sua solitudine, nudo con il lettore.
Charlotte, che è la sua strana ed eccentrica, bizzarra controparte femminile, lo sostiene ed è da lui sostenuta. Mi sta simpatica, mi fa tenerezza. Mi sono sentita triste per lei, senza provare pena. Questi due si fanno forza a vicenda, piangono, si ubriacano, si confortano e non mollano. Come due barchette alla deriva tentano nonostante tutte le crepe, nonostante l’acqua che s’infiltra e minaccia di affondarle, di ritrovare la loro corrente. No, leggendo non ho provato pena per loro, semmai ammirazione.
L’incontro con Kenny Potter al pub e la straordinaria nuotata notturna, ecco, quella spericolata vitalità che dal ragazzo emana e che da George viene inseguita e assorbita, dopo essere stata disperatamente corteggiata, e quel momento di contatto che spezza realmente il suo essere da solo, sono elementi unici della narrazione, speciali, sono il raggiungimento temporaneo dello scopo che muove le ‘vecchie’ e stanche membra del nostro protagonista, sono il trionfo contro l’avversario, soffocante e invisibile; ma questo avversario è pur sempre il re incontrastato del libro, come ci ricorda il titolo. Il finale per quanto triste, non avrebbe potuto essere diverso. Dopo aver assaporato la vittoria, George muore, tradito dal suo corpo decadente. Muore dormendo. Solo.
Ci sono tante riflessioni sulla vita sparse in questo libro, che meriterebbero più attenzione. Mi limiterò a citare le mie preferite, quelle che maggiormente mi hanno dato da pensare o hanno suscitato il mio interesse, ed appartengono alle prime pagine, quando l’autore ci mostra il senso di perdita, la solitudine di quest’uomo. Ce ne sono anche altre, che meriterebbero una più attenta rilettura.
George è un uomo solo, e l’autore ci tiene a farci sapere che è solo in molti modi. Il suo compagno è morto. La casa è vuota di lui, e George fa fatica a muovervisi con la stessa naturalezza. C’era un prima, in cui si scontrava sulla porta del bagno, in cui la tavola era apparecchiata e due persone facevano colazione, e c’è un ora, che è un dopo lugubre, fatto di silenzi, di azioni meccaniche che sembrano aver perso il loro senso. Lui amava gli animali, e George incapace di accudirli aveva promesso che se ne sarebbe liberato. In tutta la casa gli unici compagni rimasti sembrano essere i libri. Compagni amati, ma anche dissacrati spassionatamente. George è solo perché è omosessuale, in un quartiere di vicini eterosessuali, “benpensanti” e borghesi, ufficialmente tolleranti, ma che farebbero volentieri a meno della sua presenza. Il suo pensiero fuoriesce dalle pagine e inquina la realtà delle cose? Probabile, considerando il gesto di apertura che gli viene rivolto da una sua vicina. Un invito per un aperitivo e quattro chiacchiere bastano a suscitare il lui un fremito di speranza, una ritrovata stilla di fiducia verso gli altri, che non sono come lui, che giudicano quelli come lui, ma che forse sono più disponibili ad aprirsi a un confronto di quanto George non voglia ammettere. Si ha paura di ciò che non si conosce, in fondo. Si odia ciò in cui ci si può rispecchiare.
George, me lo immagino, vorrebbe avere la possibilità di dire: ”ehi, sono una persona come voi! Sono fatto di carne, sangue, ossa. Ho un cuore e un cervello. Sono saggio, sono fragile. Sto soffrendo, come soffrite voi nelle vostre case… Posso essere dannatamente brillante. Sono un professore, non un malato mentale. E se pure lo fossi, mi aspetterei una briciola del vostro rispetto. Da umano a umano, capite.”
E lo è, una persona come noi. Un essere umano come un altro. George come organismo biologico, segna l’inizio e la fine di Un Uomo Solo. E’ nella completa solitudine che George si svuota, si liberà del sé precostruito. Alla liberazione psicologica corrisponde una liberazione fisica, corporea.
Accetta l’invito, il nostro George. Ma non riuscirà mai ad andare a quell’aperitivo.
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n.d.A.1 : Non ho ancora visto il film, ed è una cosa inconcepibile visto che proprio la curiosità verso quest’ultimo e l’ammirazione che nutro per Colin Firth mi hanno avvicinato al libro di Isherwood ! Voi l’avete visto ? Che ne pensate?
n.d.A.2 : Mi sembra appropriato pubblicare oggi questa mia recensione. Grazie Irlanda !
[…] Dicembre 2014 – Un Uomo Solo di Christopher Isherwood […]
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